giovedì 3 maggio 2012

Il procuratore capo Caselli

Il seguente post da me pubblicato, non deve essere interpretato da nessuno nè come un invito, nè come una giustificazione, per alcun tipo di aggressione, fisica o anche solo verbale, nei confronti del procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli.
Esercito qui di seguito il mio inalienabile diritto di critica costruttiva, dalla quale qualsiasi discussione non puo’ che risultare arricchita, e dalla quale qualsiasi persona non puo’ che approfittare per migliorarsi, anche il procuratore capo Caselli.

Anche mia madre mi critica da decenni, ma nessuna delle sue critiche a me rivolte è mai stato un invito a commettermi qualsivoglia forma di violenza. Almeno spero. J

Giancarlo Caselli lo conosciamo tutti per il suo coraggio di procuratore, nello sfidare nientemeno che Giulio Andreotti, indiscutibilmente, il piu’ potente politico italiano per decenni.
Ripercorrendo il suo curriculum vedo i tratti di un procuratore attento ed efficiente, piu’ di una volta profondamente ed ingiustamente frustato nelle sue aspirazioni di cariera. Legittime aspirazioni.
L’emendamento Bobbio, con lo quale lo si escludeva per sopraggiunti limiti di eta’, dalla nomina a superprocuratore antimafia fu’ senza dubbio uno smacco gratuito e premeditato.
Come tutti, il procuratore ha anche dei limiti, ed ora provero’ ad elencare qui di seguito quelli che io gli attribuisco.

È un vanesio. Il suo sistematico apparire in Televisione o sui giornali, confrontato con altri sui colleghi altrettanto incisivi ma con un profilo mediatico piu’ basso, mi fa’ dubitare che i media per lui siano un mezzo, quanto ormai un fine.
Falcone durante il maxi-processo non oso’, nonostante avesse un pentito come Tommaso Buscetta a disposizione, cercare di dimostrare il rapporto mafia-politica. Non lo fece perché preferi concentrarsi sul “realizzabile”, o sul “verosimilmente realizzabile”, anziche’ arrischiarsi nel “possibile ma improbabile”. Caselli nonostante non avesse le capacita’ investigative di Falcone ed un Buscetta a disposizione lo fece, per dovere di giustizia ed anche per desiderio di protagonismo a mio parere, e perse. Encomiabile, ma per niente pragmatico.

Ha desideri di protagonismo.
Per C. l’essere in secondo piano, in una procura dove una figura come il procuratore Guariniello, dopo la storica sentenza Eternit, viene ritenuto da tanti il difensore della citta’, è sicuramente un motivo di frustrazione.
Da qui la necessita di creare un teorema Caselli. Una congiura Notav a livello italiano, da poter sgominare per poter tornare ad essere anche sul piano mediatico, il numero uno della procura di Torino.
Su Caselli non ci sono mai state ombre di corruzione o favoreggiamenti, ma indiscutibilmente una nomina importante per qualche incarico di prestigio a Roma, sarebbe sicuramente il finale desiderato per una carriera che ultimamente pare essersi arenata. Queste nomine passano, e passeranno, anche tramite il PD, ambiente da lui conosciuto e frequentato e notoriamente favorevole al tav. Niente di cio’ è dimostrabile, tutto sola teoria, ma si ravvisa una comunione di interessi abbastanza inquietante.

Aggiungo un punto che io ritengo eclatante.
Alcuni degli arrestati Notav per reati tipo: resistenza a pubblico ufficiale o simili, sono reclusi con il regime del 41bis.
Abbiamo fior di collusi con la mafia in parlamento, un livello di corruzione ormai centroafricano ed il procuratore capo di Torino, non trova niente di meglio che affibbiare il regime di “carcere duro” ad attivisti che si oppongono ad una speculazione edilizia. La maggior parte di questi “pericolosi elementi” sono incensurati.
La giustificazione data all’applicazione del carcere duro è di tipo logistico e fa sorridere: non vi sarebbero altri posti a disposizione in carcere, se non quelli destinati a boss di alto calibro. Dunque nelle nostre carceri, non vi sarebbe nessun altro piu’ meritevole del carcere duro, se non alcuni incensurati accusati (nota bene: accusati e non condannati) per resistenza e lesioni.
Io invece ci ravviso altro. Ci ravviso un modus operandi sviluppato e collaudato negli anni di piombo con i brigatisti. Se ne cattura uno, vero o presunto, e gli si rende la vita carceraria cosi’ dura, finche’ il soggetto non è pronto a confermare in aula qualsiasi teoria del pubblico ministero. Teoria vera o presunta.
Ricordo che il metodo in questione, applicato ad alcuni anarchici torinesi dall’allora procuratore Laudi, anziché i risultati sperati ha fatto due morti per suicidio, e si è guadagnato la censura della cassazione.
Notiamo bene, la  suprema cortenon ha semplicemente annullato le sentenze, le ha anche censurate. (!!!)
La cassazine, ha decretato la violazione del piu’ basilare principio giuridico e la totale inconsistenza del castello accusatorionei nei precedenti verdetti: “La sentenza impugnata merita censura [...] per violazione di legge e manifesta illogicità della motivazione [...]. In sintesi: se la difesa non può provare il contrario, è vera l’accusa! Con la differenza che è l’accusa che deve provare gli elementi, le prove, da cui deduce la colpevolezza!”
Da ridere, se non fosse per due persone palesemente portate al suicidio da un pubblico ministero in cerca di gloria.
Ed ora Giancarlo Caselli ripercorre la stessa strada che lo portera’ alle stesse macerie.
Spero solo che la lista dei danni collaterali di questa “guerra al comune buon senso”, non faccia altre vittime.

Tutti gli sportivi hanno una sola stagione. A volte questa stagione dura due anni, a volte trenta.
Ma è solo una, e quando finisce bisogna avere il coraggio di accettarlo, e di lasciare spazio ad altri  piu’ freschi di noi. Per il bene della squadra.
Procuratore capo io Le auguro, e mi auguro, di capire quando questo momento giungera’.
Per il bene della squadra.

Buona giorna
G.

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